Biografie svelate – Isabella Colbran

(Ad Alta Voce 2025, testo e lettura di Emanuela Baravelli)

Nel 2003 il Comune di Bologna ha deciso di intitolare alcune strade , parchi, giardini   a donne di alto profilo in vari campi attuando una sorta di toponomastica di genere. Nel quartiere Navile è stata intitolata una via ad una signora le cui virtú vocali, la cui fama e prestigio goduti in vita non sono sopravissuti al peso della enorme gloria raggiunta dal marito. Infatti nel confronto tra la soprano spagnola Isabella Colbran ed il marito Gioachino Rossini  il ricordo della cantante è caduto nell’oblio e nell’indifferenza dei posteri.

Poco si sa di Isabella bambina se non che nasce nel 1784 a Madrid da un padre trombettista del re che decide di chiamarla Ysabel in omaggio alla propria madre Isabella Patue, romana di nascita. Della mamma non si hanno piú notizie da quando Isabella ha sei anni e la donna dà alla luce una bambina facendo ipotizzare che qualcosa sia successo probabilmente al momento del parto. Il talento di Isabella è precocissimo e giá dai tre anni viene avviata allo studio della composizione e del bel canto italiano. Quando il re spagnolo dispone che nei teatri del Regno si possono rappresentare solo opere in spagnolo da artisti spagnoli  il padre decide che il destino della figlia quindicenne si sarebbe compiuto fuori dai confini ormai artisticamente limitati della madrepatria. Ottiene  dal re una licenza di un anno per accampati motivi di salute e si reca con Isabella a Parigi dove, grazie all’ incoronazione di Napoleone ad imperatore, non mancano mancano le occasioni di esibirsi nei tanti concerti,feste e spettacoli dati per intrattenere I numerosi convenuti.

Isabella riscuote subito un grande successo e non mancano regalie in denaro e gioielli come era d’uso all’epoca. Conclusi I festeggiamenti però Juan, il padre, deve rientrare a Madrid ed Isabella parte con le lacrime aglio occhi sapendo che, se a Parigi le sue esibizioni venivano riportate dai giornali, a Madrid potranno al Massimo essere oggetto di conversazione nei salotti. A tredici mesi dal rientro Juan ottiene un’altra licenza, questa volta senza data di rientro, ed è così che i due si dirigono nuovamente a Parigi per non rimettere più piede in Spagna. Qualche Mese dopo si parla di lei proprio a Bologna perché l’Accademia Filarmonica decide, lei assente, di farla membro solamente sulla base di un rapporto del segretario. Isabella userà spesso questo titolo accademico sui libretti  d’opera e sui manifesti accanto al suo nome. Verrà in città solo sei mesi dopo quando fra l’altro canterà al Liceo Musicale, oggi Conservatorio dove forse accorre anche Gioachino che lí studia. Lasciata Bologna compie un passo da gigante per una debuttante cantando sul palcoscenico della Scala la sua prima opera. Il suo é un trionfo che viene bissato poco dopo di nuovo al teatro Comunale della nostra città. D’altro canto la soprano,oltre che dotata di capacità vocali di eccellenza è anche alta, slanciata, con grandi occhi scuri e una foresta di capelli corvini, con un sorriso perfetto. Sulla scena il suo portamento è regale e il suo talento drammatico incute soggezione ed ammirazione.

Questa volta il diciassettenne Gioachino c’è sicuramente perché lui stesso lo scrive ad un amico e rimane fortemente colpito da quattro virtù di Isabella che lui considera quattro valori assoluti: talento, bellezza, celebrità e ricchezza. Con i già cospicui guadagni della figlia Juan decide di comprare a Castenaso una villa con terreni già appartenuta al Collegio di Spagna che soleva trasferire lì gli studenti iberici in estate e lì si stabilisce.

Dal 1813 per nove anni Isabella canterà esclusivamente a Napoli con uno stipendio talmente alto che nessun altro teatro d’Europa ritiene di poster onorare. Dopo un paio d’anni arriverà anche un ventitreenne Rossini, già famoso, e di lì a poco nascerà quel connubio sentimentale tra una interprete d’eccezione e uno dei più grandi compositore di tutti i tempi, situazione pressoché unica nella storia della musica. D’ora in avanti Rossini scriverà per lei opere dove sono riunite tutte le caratteristiche tecniche e vocali dove Isabella primeggia per farne risaltare il talento. Nella primavera del 1818 per tastare il terreno scrive alla madre: ” sto per sposare la Colbran, salutate suo padre e dategli la notizia”, ben sapendo che tra padre e figlia il più difficile da conquistare è il primo. Anche i genitori di Rossini sono interdetti perché conoscono l’indole infedele del figlio e perché temono che un matrimonio sia d’ostacolo alla sua carriera. Comunque qualche mese dopo muore Juan ed il compositore, per vincere la perplessità dei genitori, non trova di meglio che spedire loro due fogli in carta bollata firmati da Isabella: è l’impegno di dargli in dote dopo il matrimonio tutto il suo patrimonio permettendo a quello che comunque è il compositore più pagato in Italia un livello di agiatezza fino a quel momento inimmaginabile. Il notaio non mancherà di rilevare l’esorbitanza della dote ma si limiterà ad un laconico: ” se così vuole la Signora”…

Ed è così che il 16 marzo 1822 a Castenaso i due artisti si sposano.  Isabella che soffre di frequenti infiammazioni alla gola sarebbe felice di abbandonare il canto e vivere riflessa solamente dalla luce del marito. Proprio a pochi mesi dal matrimonio si verifica l’episodio più increscioso della sua carriera. É indisposta e la sua interpretazione è un fiasco tanto che quando, per esigenze di copione, il suo personaggio muore il pubblico addirittura applaude! Shoccata, abbandona la carriera e si trasferisce alcuni anni a Parigi per seguire il marito. Fa vita casalinga, i figli desiderati non arrivano e la noia la spinge a giocare d’azzardo perdendo anche ingenti somme. Dopo cinque anni i coniugi rientrano a Bologna, nelle loro intenzioni in maniera definitiva ma il loro primo inverno è uggioso e nevoso, sono spesso ammalati e anche il loro matrimonio ne risente come se cessata la vita artistica fosse cessata anche la comunicazione tra loro. In autunno Rossini rientra a Parigi da solo, d’altro canto deve fermarsi solo un mese e non vuole sottoporre Isabella alla tentazione del gioco d’azzardo. Dopo 45 giorni però non ha ancora scritto e non si vede nemmeno a Natale e sarà suo padre a rimproverarlo scrivendogli: ” alla tavola imbandita si stava io e Isabella come due smarriti”. Per di più lei è stata posta sotto la tutela amministrativa dello suocero con una somma prefissata a disposizione e non possiede nemmeno la chiave del cassetto dove ha riposto alcuni gioielli. Comincia a sospettare l’esistenza di una donna fissa accanto a Gioachino e quando un amico gliene rivela l’identità ricorda di averla accolta nel suo salotto parigino. Rossini è da sei anni in Francia quando intende rientrare a Bologna con la sua amante e propone a Isabella un menage a troix. Dopo qualche mese però la cantante sbotta e mette in piazza tutte le magagne del suo matrimonio col risultato che Rossini le presenta le carte per la separazione.

Gli ultimi anni saranno tristissimi: all’abbandono, alla salute malferma e alle ristrettezze economiche si aggiunge il vuoto attorno a lei. Quasi tutti gli amici si schierano con quella che ora la stella della coppia, pronti ad adulare il compositore e ad edulcorarne i difetti riservando a lei il ruolo di donna spendacciona, bizzarra ed eccentrica proprio come il marito la va dipingendo. D’ora in poi trascorrerà le estate a Castenaso e gli inverni a Bologna vagando da un appartamento in affitto all’altro. All’età di 61 anni la sua salute peggiora e chiede di rivedere Gioachino che dopo otto anni torna alla villa di Castenaso per intrattenersi con lei una mezz’ora. Il 6 ottobre muore e viene sepolta qui col padre e i suoceri.

Vi leggo una lettera senza data spedita ad uno dei pochissimi amici rimasti:

Caro amico, quando la fortuna vi è contraria tutto congiura contro di voi, io ho bisogno di un amico e la mia mente si é riportata presso di voi. Sappiate che la mia salute è sempre male, che le mie cose vanno di peggio in peggio ed io per distrarmi mi sono messa a giocare con una tale disgrazia che non sia vittima. Ho un magnifico ritratto a miniatura (un avanzo delle grandezze passate) che ha fatto le meraviglie a Parigi. A Firenze ci sono tanto inglesi che fanno raccolta di cose belle, non potreste vedere di venderlo? Credete che la mia situazione è la più orribile e voi che avete avuto tanta amicizia per me non mi abbandonare. Aspetto un vostro riscontro, e piena di riconoscienza sono sempre vostra

Isabella.