Tra i toponimi femminili della Città di Bologna che hanno caratterizzato strade, piccole vie, giardini, piazze, percorsi pedonali o aree verdi, troviamo quello di Carolina Coronedi Berti.
Carolina viene ricordata con una piccola strada del quartiere Santo Stefano, che si diparte da Via Savioli e termina in un giardino privato. Il Comune di Bologna, nel deliberare l’intitolazione della strada a Carolina
Coronedi Berti la classifica nel seguente modo:
Nome completo: CAROLINA CORONEDI BERTI
Dati anagrafici: Bologna, 1820-1911
Classificazione: Scrittrice dialettale
Seduta Commissione Toponomastica: 8 luglio 1977
Intitolazione: Delibera del Consiglio Comunale 29 luglio 1977
Quartiere: Santo Stefano
Carlotta Carolina Coronedi Berti nacque il 19 febbraio 1820 a Bologna e fu iscritta all’anagrafe come Carlotta Coronedi, della sua famiglia di origine si sa poco: proveniva dall’Istria e i genitori diedero alla
figlia un’istruzione borghese.
Anche la vita di Carlotta è avvolta, per certi aspetti nel mistero.
Sposa Leonida Berti, famoso medico anatomo-patologo del tempo e da lui ebbe quattro figli (Achille Alfonso – Maria Virginia – Maria Assunta – Anna Maria) e in seguito vi furono anche dei nipoti nati dalla figlia Anna Maria e dal marito Aristide Stefani; tuttavia dei discendenti familiari non vi è nessuna altra traccia.
Con il marito, Carlotta si trasferisce prima a Camerino e quindi a Ferrara e in queste occasioni comincia a firmare i cambi di residenza col nome di Carolina Coronedi, cui si aggiunse anche Berti, quasi a non volersi far riconoscere.
Il 2 febbraio 1897 venne cancellata dall’anagrafe di Bologna per irreperibilità (era stata data per morta il 13 giugno 1882, anno seguente a quello della morte del marito).
Nel 1977 il Comune di Bologna volendole intitolare una strada, fece studi storici facendo emergere una data di morte diversa (1911) nel 1911 e la sepoltura qui in Certosa, presso la tomba del marito.
Di lei non abbiamo che un ritratto fotografico utilizzato al momento di divenire socia della Commissione per i Testi di Lingua di Bologna nel settembre del 1874.
Donna brillante colta e spiritosa diventa ben presto importante tra i personaggi della cultura del suo tempo: si espresse nella scrittura, negli studi filologici e fu l’unica donna ad essere socia della Commissione per i testi della lingua di Bologna.
La sua produzione letteraria è circoscritta al periodo compreso tra il 1869 e il 1877.
L’opera principale è il ponderoso Vocabolario bolognese italiano, che si propose il difficile compito di raccogliere tutte le parole, le espressioni, i proverbi e i modi di dire, della lingua bolognese e non solo: esso è preceduto da regole di grammatica e di ortografia.
Nel 1864 il vocabolario è giudicato da una Commissione della Deputazione di Storia Patria, della quale faceva parte anche Giosuè Carducci: il giudizio è positivo e esso è pubblicato a dispense, tra il 1869 e il 1874.
Sarà in seguito stampato in due volumi e avrà numerose edizioni successive anche nel ‘900, a testimonianza della sua permanente importanza e utilità.
La Coronedi Berti del suo vocabolario dirà: “Il bisogno di avere un vocabolario per le addotte ragioni, e un amorevole desiderio di non volere il mio paese indietro dagli altri, mi mosse a questo lavoro, il quale io ben teneva per arduo e faticoso, ma non quanto l’esperienza me l’ha addimostrato; talché se una costante fermezza non avesse sostenuta la buona volontà, sarei caduta dietro sì lungo e spinoso cammino, nel quale più volte mi sono sentita l’animo sgomentato.
Formai adunque l’idea di compilare un vocabolario, che al possibile racchiudesse in sè tutto il dialetto; di un vocabolario cioè, che non solo facesse tesoro delle voci, ma ancora di proverbi e moteggi, non che di nostre maniere di dire, facendo così conoscere il maneggio di certi costrutti, il reggimento de’ verbi, degli aggettivi, che danno per così dire, una fisonomia tutta propria a ciascuna lingua: di un vocabolario
insomma, che come ho detto, facesse passo allo studioso nell’italiano. E quantunque io sappia che dal vocabolario non s’impara l’arte di scrivere, però se vi si cercherà con discernimento, contenendo esso voci e maniere d’ogni sorta illustri, basse, serie, bernesche, potrà chi lo maneggi trarne gran frutto.
Nessuno creda però ch’io mi dia vanto d’aver raggiunto lo scopo prefisso, chè anzi ripeterò: i vocabolari non sono mai perfetti, e sempre ci è da osservare, da levare, da aggiungere, da mutare”.
E questa savissima sentenza tanto più varrà per il mio lavoro, nato in mezzo alle cure della famiglia e accresciuto dal poco mio ingegno, solo dirò ch’egli, qualunque ei sia, venne fatto tutto da me con quel fermo volere, di cui se ne dubita la donna essere capace”.
Carolina pubblicò poi su alcune riviste del tempo numerosi saggi, tra cui ricordiamo:
- Alcuni usi popolari bolognesi,
- Appunti di botanica bolognese,
- Usi nuziali del contado bolognese
- Appunti di medicina popolare bolognese.
Negli anni 1874-75 sul settimanale “Il Propugnatore” la Coronedi Berti inizia la pubblicazione di numerose favole in dialetto bolognese, tratte dalla cultura popolare non solo di Bologna, ma anche di altre città e regioni italiane.
Le fiabe saranno raccolte poi nel volume Novelle popolari bolognesi.
La raccolta sarà in seguito notevolmente arricchita dall’autrice e pubblicata nel 1883 col nuovo titolo di Favole bolognesi e una simpatica dedica alla nipotina:
Questa edizione che è per noi bolognesi la dedico a te, mia cara Giulietta, che sei la
più piccola dé miei nipoti che parlino e intendano il nostro dialetto, con ciò spero di
farti cosa gradita. E allora che avrai fatto i tuoi compiti della scuola, là sul far della
notte pregherai la tua buona mamma a leggertene qualcuna e gioverà a farti passare
un’ora e a conciliarti il sonno. Va bene così? Sei contenta? Goditi dunque di questo
poco che ti offre la tua zia.
Ed ora leggerò una piccola parte di una fiaba per far sentire come era il dialetto
bolognese dell’ottocento (ben diverso da quello che si parla oggi)………………