Giorgia Ballo

Nata a Ferrara nel ’95, mi sono appassionata alla fotografia in un periodo difficile, da autodidatta. Quando ho comprato la prima Reflex non ho pensato per un singolo attimo fossero soldi sprecati, come magari da adolescente si potrebbe anche fare o che, in qualche modo, avrei perso interesse e che quella fetta di salario sarebbe potuta esser impiegata per qualcosa di meglio. Dopo più di 10 anni, mai una volta l’ho pensato e oggi non potrei immaginarmi con altro in mano se non la mia macchina fotografica. C’è una sensibilità nella lente, dentro gli occhi del fotografo, dietro quella crudezza che è il soggetto nella sua esistenza nuda e semplice, che fa pulsare la Vita anche dopo aver eseguito lo scatto e le dona fiato ogni volta che lo si guarda.
La fotografia cimiteriale è un campo a cui mi sono avvicinata con la curiosità tipica di noi fotografi e l’ammirazione di una studentessa di Storia dell’Arte che dinnanzi a celebrazioni magistrali in memoria di chi ci ha abbandonato, ha sempre visto nell’Arte la massima espressione della Vita ed estro dell’Essere Umano.
La Certosa di Bologna credo sinceramente si possa, a pieno titolo, definire come Museo a Cielo aperto e come tale va visitato, apprezzato, respirato assieme alla storia meravigliosa e silenziosa che trasporta lungo la linea di Tempo con quell’esistere aggraziato e composto che è degno degli spazi enormi e cristallizzati nella polvere della Storia che tutt’ora aleggia al suo interno.