Ciao Miriam

Miriam Girard, da anni parte attiva degli Amici della Certosa, ci ha lasciati. Come Associazione, oltre che individualmente, abbiamo voglia di ringraziarla per quanto ha fatto per la Certosa, e ricordarla, dedicandole uno spazio sul nostro sito: chi l’ha conosciuta, non solo in Certosa, potrà inserire un suo pensiero, una foto, un ricordo personale. Questa memoria collettiva sarà il nostro piccolo omaggio, un modo per trattenere qualcosa di lei e dirle grazie.

Ciao Miriam, non avrei mai pensato, voluto, scrivere di te, non certo per la tua scomparsa.

Avevi 18 anni e sembravi una ragazzina di 15: bellissima,  “argento puro” come ti descrisse Piero. Si, aveva visto bene anche lui: la luce proveniva da te, e poi bisogna ricordare che siamo di Mar del Plata (argento). Il desiderio di stare insieme, amore, è stato immediato, la sensazione era quella di  stare in cielo quando ti vedevo, allora gli angeli esistevano!

Nel 1980 sono venuto per la seconda volta in Italia e al mio ritorno ti ho parlato del viaggio strepitoso, di un luogo magico, e forse lì che ha avuto inizio il nostro futuro?… forse… forse l’abbozzo di una vita insieme.

Poi l’università: tutti e due a prepararsi per una vita adulta, tanto impegno, anche perché entrambi contemporaneamente lavoravamo, tu a tempo pieno. Però per le consegne di progettazione (e non solo), sempre hai trovato il tempo per aiutarmi nelle lunghe e faticose veglie e, dove tutto era fatica per me, tu avevi l’aria sempre tranquilla, serena, e non mollavi mai: “eri presente, ti rendevi utile e non ti soprapponevi ” come una cara amica ti descrive.

Casa nostra in Argentina era piccola: due finestre, unico ambiente, sottotetto e bagno al piano terra, tante piante e i nostri oggetti per un futuro meraviglioso, poi parenti, amici, tanti per la nostra allegria, ma il nostro paese era violento prima e in crisi dopo, pertanto qualcosa dovevamo inventarci.

Italia seconda casa e un matrimonio da scoprire: la felicità. Ricordo ancora il tuo cuore battere forte mentre per la prima volta facevamo il giro in vespa per il centro di Bologna, è lì che ti sei dichiarata follemente innamorata della città. Sono arrivati in tanti nella nostra vita Italiana, parenti, ancora amici e per la nostra beatitudine Alessandra nel ‘97 e Matias nel 2001, che hanno aggiunto un senso profondo al nostro matrimonio e alla nostra vita insieme.

Miriam è stata una madre eccezionale, il suo amore incondizionato, il suo carattere maturo ed equilibrato, la sua “visione” di indiscussa validità hanno fatto di Alessandra e Matias due persone meravigliose, dolcissime. Qualcosa ho fatto anch’io, però.

Lo studio era associato: tu ed io, fin dai tempi dell’università parlavamo sempre di architettura, urbanistica, design e tutto era analizzato in modo critico, con lunghe riflessioni su quale materiale, prospettiva o “sensazioni” occorreva scegliere per i progetti. Eri la socia perfetta e geniale.

Infine, quel potere che ti era innato, ma che delicatamente mostravi, quella forza d’animo con la quale ci proteggevi affrontando le situazioni difficili pur mantenendo i principi e i comportamenti educati e civili: il coraggio, tanto e grande, non ti è mai mancato.

Ad ogni inizio di decennio mi viene da riflettere sul decennio successivo, so di non essere originale, Miriam ed io avevamo già fantasticato i prossimi anni, ci eravamo proiettati nella nostra futura terza età e cosi facendo, riempito tutte le caselle immaginarie di una vita felice insieme. Al “Marconi” ci siamo salutati, abbracciati forte e baciati: eri felice di tornare a quella terra che tanta felicità ti dava, inconsapevole di cosa covava in te. E’ stata l’ultima volta che ti ho vista bene.

Riavvolgo il “nastro” sempre a quell’istante.

Il 2022 è stato un anno “diverso”. Non mi soffermerò nel dettaglio straziante della malattia, ma si nella capacità di Miriam di “tenere” la famiglia, accompagnandoci verso l’irreparabile con lucidità e tanto, tantissimo amore, perché quando il dolore è cosi fuori misura, solo l’amore lo sovrasta compensandolo, mi scriveva la nostra cara amica.

Miriam detta le regole, spiana la strada, traccia la via e ci solleva da ogni dubbio, fino all’ultimo, liberandoci di ogni peso… amata mia…

A dicembre scrivevo ad Irene: “ Una delle doti di Miriam, a mio avviso brillante, è quella di trovare persone buone”. Leggo le tue parole, sono tante le emozioni, cerco di stare lucido… da ieri penso cosa risponderti e mi trovo a sbrogliare matasse di vita con lei. Non è facile, non voglio scrivere inesattezze o portarmi su vicoli ciechi… Miriam è la persona della mia vita, l’unica: lei me l’ha detto io gliel’ho detto.

Mantenendo comunque la nostra soggettività, tutto quello che abbiamo attorno, questa luce di amore di cui scrivi, ci riflette da 43 anni, ogni singolo pezzettino. Ora questo “universo” sta per eclissarsi.

La tristezza.

Lei è forte davanti alle avversità e al dolore (sempre lo è stata), oggettiva, equilibrata, generosa e, in questo tratto finale radiosa di luce, non poteva essere altrimenti. Tra di noi un patto segreto c’è sempre stato, quello di proteggerci: eravamo lontani dalla nostra terra, dai nostri parenti, amici e questo è stato un legante magico che tuttora rimane indelebile, e lei lo sa, io lo so, ed è così che resteremo: a proteggerci. (“difesa, aiuto, soccorso, sostegno, appoggio, tutela, salvaguardia, riparo, rifugio, scudo, assistenza, spinta…” sono alcuni dei sinonimi della parola protezione).

“La consapevolezza della fine”, fase crudele che ti schianta e ti opprime fino a lasciarti senza respiro, con la gola annodata e la faccia gonfia, che fa capire quanto occorre andare ancora…. Si , il suo abbraccio, renderà tutto meno triste.”

Poi, la nostra famiglia affettiva italiana ci ha protetto: Irene (sempre lei), Giulio, Paola, Marianna, Maddalena, Ornella, Rosetta, Silvia, Totò, Özalp, Riccardo, Catalina, Marisa, Maria, Lina,  Paolo e Maria Pia, Oreste, gli Amici della Certosa, gli amici di Biblio’s, la dott.ssa Danila Valenti, i parenti e amici Argentini, Graciela, Maria Celia, Silvita, Gabriela, e in tanti ancora, i medici, quelli dell’ANT, dell’Ospice di Bentivoglio…

Il 25 gennaio, ci siamo salutati tenendoci per mano e mantenendo la nostra promessa. Mi aspettavi… Il 28 gennaio sono venuti in tanti a salutati alla messa di San Girolamo della Certosa, più di 200 persone aveva stimato Vittorio. Dopo una omelia molto coinvolgente, Irene ha avuto per te parole bellissime. Il 25 febbraio, seguendo sempre le tue indicazioni, ho disperso, con Alessandra e Matias vicino, le tue ceneri nella aiuola del Giardino delle Rimembranze, nella tua amata Certosa di Bologna. Silvia, Rosetta e Giulio ti hanno affettuosamente ricordata a tutti i presenti ed io ho concluso con queste parole: “ Ora dobbiamo iniziare un nuovo periodo, sempre con la tua luce ad illuminare il nostro cammino, con Alessandra e Matias, frutti del nostro amore, a ricordarci la “bellezza della Vita”, quella incredibile avventura che ci portò lontano a conoscere altri mondi, nuovi amici e tanto amore.

Ciao Miriam, sei nel nostro cuore.” Amata mia.

L’associazione Amici della Certosa, il luogo dove hai prestato il tuo volontariato, ha deciso di fare una cosa meravigliosa: quella di creare un luogo per lasciare una tua testimonianza. Ringrazio Roberto, Pier Angela, Lorena, Remo, Adriano, Massimiliano, Simona, e tanti altri per questa meravigliosa iniziativa.

Ringrazio particolarmente Lucia anche per la sua vicinanza. (Francisco Pérez Amitrano)

Miriam era parte degli Amici della Certosa, luogo che si impara facilmente ad amare. Difficile, invece, è imparare ad abituarsi all’idea che anche persone come lei possano lasciarci. Miriam: in realtà di Miriam conoscevo solo quella fetta di vita che si affacciava sulla Certosa. Sul resto, sapevo cose un po’ generiche, ma la sua presenza in Certosa era un punto fermo. Negli anni passati nell’Associazione, era presente ma discreta, attiva ma non frettolosa. A fotografare gli spettacoli serali, all’Info Point, alle presentazioni, alle visite guidate, alle assemblee, tra gli spolveratori, mi sono chiesta spesso come trovasse tempo ed energia per tutto. A volte la vedevo arrivare leggera in bicicletta e sparire tra le gallerie, dove andava a spolverare i “suoi” monumenti. Un pomeriggio mi ha chiesto se potevo guardare con lei certe colature che aveva notato alla base della tomba Bisteghi, monumento che spolverava con particolare cura: non sapeva cosa erano, se era il caso di provare a rimuoverle oppure no. Quando sono arrivata era da sola, china sulla tomba, con il sole che pioveva dal lucernario, e lì accanto, per terra, aveva steso un telo con disposti in bell’ordine pennelli, spolverini, panni, spruzzino, secchio, guanti, spazzolini, sacchetti: sembrava una tovaglia apparecchiata per un picnic, e abbiamo riso insieme di quella rivisitazione certosina del famoso quadro impressionista. Abbiamo guardato le colature e chiacchierato un poco, poi è passato qualcuno che ha fatto apprezzamenti positivi su quel lavoro volontario di spolveratura. E allora Miriam mi ha raccontato di quando aveva deciso di entrare nel gruppo degli Spolveratori della Certosa. Osservando le tombe più belle e trascurate, Miriam aveva sentito i commenti di altri visitatori: che peccato, lasciate andare così, è una vergogna, dovrebbero fare qualcosa, dovrebbero restaurarle, dovrebbero, dovrebbero… E allora -mi ha detto- mi sono domandata: chi dovrebbe? È patrimonio di tutti, tutti dovremmo fare qualcosa, anch’io posso fare qualcosa. Così è arrivata tra gli Spolveratori. Ecco, in quel momento credo di aver capito qualcosa di più di Miriam, gentile e  responsabile, con un pensiero diretto. Quando si interrogava sulle colature sul marmo prima di provare a cancellarle; quando proponeva di raccogliere le tessere di vetro cadute da un monumento perché non andassero disperse; quando esprimeva con discrezione il suo buon senso: quante volte, affrontando con Francisco una delle tante questioni dell’Associazione, ci siamo detti: sentiamo cosa ne pensa Miriam, e il suo punto di vista, la sua soluzione semplice e pratica, erano un appiglio sicuro. Abbiamo raccolto le tessere di vetro cadute nell’erba, Miriam. Ci mancherai.  Grazie Miriam. (Lucia)

Era bello stare con Miriam perché era entusiasta, ben disposta, allegra, tranquillizzante. Era piena di grazia, e sono felice di averglielo detto spesso. Amava la Certosa per la sua bellezza. Non la seguivo, in questo, perché in Certosa io sento la morte. Miriam sentiva l’arte e si dedicava a conservarla con la sua operosità affettuosa, precisa e umile. Le piaceva anche la parte di accoglienza, soprattutto perché le ha permesso di conoscere meglio altre volontarie. Incontrare Miriam ha cambiato la mia vita. Guardavo con serenità al futuro e alla vecchiaia perché ci sarebbe stata lei, con la sua grazia. Miriam, Paola e io siamo diventate amiche correndo. Abbiamo corso insieme per migliaia di chilometri, sempre chiacchierando. Il 24 giugno 2016 ci siamo prese un giorno per noi e siamo andate a vedere l’installazione di Christo al lago d’Iseo. C’era una luce bellissima, anche dentro di noi. (Irene)

Cara Miriam, sei stata una persona lieve, non riesco a trovare nella mia memoria nessuno come te. Attenta, mai invadente, non ti mettevi in mostra, ma c’eri sempre. Quasi avessi delle antenne speciali per sentire le emozioni e le sensazioni di ciascuno, per metterci in connessione ricordandoti piccoli dettagli persi negli anni e mettendoli a segno quando servivano, o quando se ne presentava l’occasione. Ineffabile Miriam, col sorriso aperto e gli occhi brillanti, ci hai illuminato, pur stando in disparte. La tua vitalità, la tua gioia nello scoprire, nell’andare in giro, nell’approfondire. La passione vera e contagiosa che mettevi in ogni cosa. Quanti bei momenti abbiamo passato insieme, con te e Francisco e altri amici cari. Me ne ricordo tanti e già questo dovrebbe rendermi contenta, ma purtroppo non mi basta, e dunque ho ancora da imparare. Abbiamo però imparato a dirci quanto siamo state importanti l’una per l’altra o, anche, gli uni per gli altri, soprattutto durante i lockdown, e a quest’età in particolare credo sia giusto e bello dirsi che ci si vuole bene, dirsi e darsi dell’affetto, del conforto, dell’attenzione, perché il tempo a nostra disposizione è limitato e ci colpisce a sorpresa, tanto che ancora non sono sicura di aver compreso che non sei più con noi. Miriam, ti voglio bene, con me, con noi sarai sempre. So che lo sai. (Silvia)

Non conoscevo molto Miriam, ma ho avuto l’occasione di passare qualche pomeriggio con lei all’info point presso la Certosa di  Bologna. Giornate che porterò nel cuore perché piene di sorrisi, e passioni comuni di cui parlare. Ciao Miriam avrei voluto conoscerti meglio, ma in quel poco tempo mi hai trasmesso subito la donna speciale che eri. Un caro saluto va alla famiglia a cui rivolgo le mie più sentite condoglianze. (Alessia)

Miriam: io non la conoscevo molto, però ricordo alcuni particolari , come la sua particolarità nella pulizia della Bisteghi nel voler pulire con il mocio anche il pavimento attorno al monumento; e questo avveniva sempre. Poi ricordo di quella volta che mi trattenne con un braccio , perché stavo per intervenire nei confronti dell’attore T……i, che l’aveva rimproverata perché, fotografandolo, lo disturbava; cosa non vera , perché lei era sempre molto discreta. Da notare che era stato lo stesso T……i a richiedere la presenza dei fotografi… (Adriano)

Come ricordare un’amica dell’associazione. Mi ricordo la prima volta che Miriam è entrata a far parte dell’Associazione era la serata in cui in Certosa si svolgeva un evento Dark. Tante erano le persone presenti e tanti volontari dell’associazione erano addetti a controllare che nessuno uscisse dai percorsi stabiliti. Miriam e la sua figliola furono messe a controllare un viottolo nei pressi del Monumento a Carducci, un luogo abbastanza buio. Ad un certo punto iniziarono a sentire rumori senza vedere nessuno in giro, panico, era la prima sera in Certosa; iniziarono a muovere la pila nelle varie direzioni ed ecco sbucare chi faceva questi rumori: un riccio. Si guardarono in faccia e iniziò una fragorosa risata. Un caro saluto Miriam. (Lorena)

Ciao Miriam, parlo a nome di tutta la comunità dei tuoi parenti affettivi, Marianna e Ric, Ornella, Daria e Pit, Totò e Celeste, Renza e Ale, Annalisa e Francesco, Fausto e Mary, Rita e Giovanni, Totò e Celeste, Rosetta e tutti i nostri figli. Affetti basati, come simpaticamente affermato da Eleonora e Domizia, sulla reciprocità. Ci siamo conosciuti 20 anni fa (1/5 di secolo) grazie ai nostri figli e negli anni l’amicizia si è consolidata e la comunità si è allargata. Indimenticabili i momenti conviviali, tutti documentati dalle tue istantanee, rallegrati anche dalle tue contagiose risate, mai mancata  e, a volte accesa, la dialettica  politica. Tante commoventi riflessioni sono state già fatte da Irene supportata dalla cara Paola, toccante e condivisibile l’omelia per cui si corre il rischio di essere retorici. Un anno faticoso! Nonostante la Rete Sanitaria che il sempre disponibile Totò ha contribuito a metterti a disposizione, il diabolico mostriciattolo ha avuto la meglio, ma non ti ha mancato di rispetto concedendoti, grazie anche alle cure, alcune finestre di bella vita, due su tutte, la laurea di Alessandra e la festa a Luminasio. In un momento triste come quello del distacco portiamo a casa alcuni tuoi messaggi veri insegnamenti: il garbo, la dignità, la leggerezza, la lucidità, la sofferenza discreta e, non ultimo, il garbato rifiuto dell’atteggiamento compassionevole. Merito soprattutto tuo, stupendo il tuo amato Francisco e bravi Alessandra e Matias ma sicuramente ha fatto da acceleratore la professionalità della dr.ssa Valenti ma anche il cuore di Danila, ispiratrice insieme alla Onorevole Donata Lenzi della legge 219 del 2017 sulle Direttive Anticipate e sulla condivisione delle Cure e, visto che siamo in un luogo di culto, non bisogna dimenticare il contributo di Papa Francesco. Lo ha già fatto Irene lo ribadiamo anche noi grazie a tutti i professionisti dell’ANT e dell’Hospice Seragnoli senza dimenticare i ragazzi dell’Ambulanza che ti hanno, con tanto rispetto, accompagnato nel tuo ultimo dignitoso e struggente viaggio verso l’Hospice, un luogo di cura. A Francisco Alessandra e Matias  diciamo che il vostro sconforto e tristezza per averla persa sia mitigato dall’averla avuta. Miriam è stato ribadito più volte durante l’omelia “ci mancherai ma ci sarai”! Concludo con una riflessione personale grazie amica mia per avermi fatto piangere, grazie di cuore mi sono sentito un umano! Riposa in pace Miriam (I tuoi parenti affettivi)

Ho incontrato per la prima volta Miriam (per me solo Mi) in occasione di un evento (forse l’esposizione del gioiello del Re Sole) in Santa Maria della Vita, lei appena entrata nel mondo degli Amici della Certosa, io “veterana” ancora abbastanza in gamba: mi è piaciuta subito, avevamo alcuni interessi comuni come l’amore per la bellezza che la nostra Italia ci regala e che lei desiderava scoprire, provenendo dalla lontana Argentina. E lei correva anche tanto, mentre io non corro neanche dietro a un autobus. Poi Lorena o il destino ci hanno messe insieme nella spolveratura e all’Info point. Come abbiamo spolverato bene, in particolare la Bisteghi (foto di Mi). E sempre tutt’intorno una bella passata di mocio (mocio e piantine, quando possibile, erano le particolarità che Mi aveva introdotto).

Spolvero in doppio con Feliciano arrampicati sulle scale per la Tomba Lenzi Lodi (foto mia, mossa, ma è l’unica di quel momento)

Lavoro ultimato, spolverato, dato il mocio per terra e ciuffi d’edera nel vaso.

Ho diviso con lei la spolveratura e l’info point e l’ho vista fuori dalla Certosa poche volte, quando veniva a casa mia per “la visita Presepi” una volta all’anno, con tanto di tè e pasticcini. Si arrampicava in bici fino a casa mia, come per altro, da casa sua, arrivava in Certosa, sfidando anche la pioggia. Qualche anno fa mi portò in regalo una pianta di Ginko biloba, che ho annaffiato in questi mesi difficili, pensando a lei, come per nutrirla e aiutarla. Ora Ginko è senza foglie, ma so che torneranno….. L’ultima volta è stata il 1° marzo 2022, ha preso il tè e mangiato un solo grissino sottile sottile, poiché la belva che ce l’ha portata via si era già impadronita del suo organismo. All’info point, quando non eravamo impegnate con i visitatori, chiacchieravamo e ci raccontavamo delle nostre famiglie; Mi mi diceva delle sue piante, dei pappagallini sperduti, delle gatte, dei figli e poco, ma significativamente, del suo amore argentino Francisco, io, impenitente solitaria, del mio pappagallo Tutù. A volte l’ho pensata come una “mamma chioccia”, ma una chioccia leggera, poco invadente, ma assolutamente presente quando necessario con uno svolazzo delicato. Ora penso con immenso dolore al loro consapevole strazio al pensiero che qualcosa di terribilmente ineluttabile li avrebbe separati…

Francisco mi ha mandato questa foto e con questo dolcissimo sorriso la voglio ricordare. (Simona)

Della la gentile Miriam, scomparsa prematuramente, ho un ricordo di persona positiva. È stata collega di spolveratura solo per una stagione, direi nel 2019, ma mi ha fatto percepire la sua volontà di collaborazione altruista, scopo di quella attività. Allora era piena di energia e di entusiasmo. Gentile Miriam, sarai un buon ricordo per chi ti ha conosciuto, ora riposa in pace. (Feliciano Musolesi)

Le foto di Miriam le avevo cercate subito. 

Abbiamo fatto tante gite, passato tanti momenti insieme, a Bibli-os’ dove ci siamo conosciute e poi fuori, che pensavo di averne una quantità.

Invece non erano poi così tante. 

Io me la ricordo in tanti posti, a fare tante cose (non sempre insieme: lei di cose ne faceva assai più di me. Più volontariato, più visite a mostre, più attività con la sua famiglia, più manifestazioni. Più presente, sempre), che ho la testa piena di immagini, la vedo proprio. 

Ero convinta che quelle immagini fossero anche foto, invece no.

Perché Miriam le foto le faceva, ed erano molto belle: al corso sulla lettura ai piccolissimi noi guardavamo solo i libri, lei scattava anche. Questo me lo ricordo bene perché uno di quei pomeriggi era seduta al centro della stanza, con la macchina fotografica, e ho pensato: “che bella, le faccio una foto”. Il tempo di tirar fuori il telefono e lei stava già facendo un’altra cosa.

In reparto, alle feste per i bambini, lei c’era sempre, ma le foto sono più degli altri che di lei (in una però eccola, una raggiante piratessa). 

Compare quasi sempre nelle foto di gruppo: le ha fatte lei con l’autoscatto – e una corsetta per tuffarsi, contenta, tra noialtre lì in posa.

Avevamo organizzato una piccola mostra con le sue foto a Bibli-os’: era stato difficilissimo (ma divertente: che bel pomeriggio) scegliere quali esporre.

Abbiamo pulito scaffali, esplorato posti più lontani o vicinissimi, seguito corsi per volontari, visitato mostre, visto film (pochi, in realtà. Chissà perché), riordinato scatole di puzzle a cui mancavano sempre almeno tre pezzi, bevuto gran tè e qualche bicicletta, fatto giretti (uno anche alla Certosa, fortuna che ha insistito lei), brontolato un po’, trascorso meravigliosi venerdì pomeriggio con Anna e Maria, chiacchierato (ma mai spettegolato), condiviso letture, parlato di figli sorelle madri amici e mariti, lavorato alacremente a pagine Facebook e addirittura a un blog, fatto un po’ le dissidenti, scambiato trucchi per coltivare le piante. Ho imparato un sacco di cose. 

Mando la mia foto preferita di Miriam, “le bimbe”: scattata per la pagina Facebook di Bibli-os’, per me è il suo sguardo. Ed è anche un ricordo tenero, a cui ripensavamo ogni volta col sorriso. Ma questo lo tengo per me. (Maddalena)

L’amica geniale

Pocos días después de su última visita, en nuestras charlas habituales sobre libros, cine y gustos compartidos, me recomendó una serie de la que había comenzado a ver la segunda temporada. En ese momento me encontraba de vacaciones en la playa y sólo respondí que al volver a casa la buscaría para ver.

Como pasa con tantas cosas, esa charla quedó atrás, tapada de otras más urgentes y menos importantes.

El fluir de los mensajes siguió, peo no retomamos el tema de la serie. Entre medio nos prometimos en una próxima(?) visita a Bologna el postergado paseo por la Certosa.

Poco tiempo después vino la confirmación de un diagnóstico cruel y el inicio del camino del tratamiento. Muchas veces, ella obviaba el tema y yo respeté ese silencio. Hablamos de libros, de política, de los hijos, de sus logros y sus conflictos… Nos ilusionamos pensando hacer la ruta de Salamone y sus obras monumentales.

El tiempo fluyó, más o menos lento según la circunstancia. LLegó la felicidad del festejo por la Dotoressa Alessandra, la vi tan espléndida ese día que quise creer que había ganado la batalla.

Seguimos así, como si pudiéramos engañar a la enfermedad, pensando en libros , en paseos y en ilusiones. Con el Mundial casi casi gambeteamos la tristeza, pero siguió acechando, imbatible.

Hoy, ante lo inevitable esa recomendación de la serie “L’amica geniale” me volvió a la memoria. La retomé, no ya como recomendación, sino como legado. Cuando la veo, me encuentro con mi amiga genial, la comparto con ella. Ella, que generosa, bella y cálida nos abrió las puertas de su casa, de su familia. Ella, que amorosamente, nos mostró una ciudad mágica e inolvidable. Ella, que preparó las comidas más típicas, para agasajarnos. Ella, que abrió su corazón a mi mamá durante nuestra visita.

Por todo esto y por muchas, muchas cosas más que no es necesario escribir, ella es la mia amica geniale. (Fernanda)